http://www.rockit.it/pub/r.php?x=00003450

29-09-2004 The Huge Landescape di Alberto Muffato (e-mail: artemoltobuffa(at)virgilio dot it)

 

La prima volta che ascoltai questo cd, lavavo i piatti. Ero in villeggiatura con una sostanziosa scorta di demo da recensire. Una mattina mi misi ad ascoltarne parecchi - e piombai in uno stato di profondo abbattimento, perché non riuscivo, fra tanti demo "ben fatti", a trovare un lavoro che spiccasse per qualità di scrittura, bontà degli arrangiamenti e scelte stilistiche. E magari, senza darsi troppe arie, fosse ben registrato e suonato. Abbattuto, mi sono messo a lavare i piatti ascoltando l'ultimo disco della lista. Così, fra una ciotola, un passino per le verdure ed un pentolino per il latte, ho finalmente trovato un gran bel disco. Gianluca Plomitallo ha cesellato ogni dettaglio. Nella sua stanza ha registrato, suonato, cantato. Ed ha portato a termine questo lavoro, che come scrive lo «rappresenta in modo indiscutibile e profondo in ogni sua forma». Non solo in senso lato - attraverso i brani che lo compongono - ma anche reale: numerose foto del suo viso sono moltiplicate nel booklet, di gusto wharoliano. Come potrebbe lasciar intuire il titolo, per il solitario autore "Landescape" rappresenta forse una fuga salutare dalla vita quotidiana. Tanto che - dovessi dipingere un paesaggio piuttosto che parlarne - non rappresenterei una vista di Capua, dove vive Gianluca, ma un faro solitario su qualche lembo di scogliera atlantica. Dottore in lingue, Plomitallo ha infatti scritto i brani di "Landescape" al piano, pensando alla lingua ed ai suoni d'Albione. È riuscito in un compito difficile: dosare diversi ingredienti in una ricetta speziata e di difficile classificazione - ma non indigesta! Da un lato c'è un timbro di voce delicatamente soul - che per dare qualche coordinata potrebbe ricordare George Michael - poggiato su aerei fraseggi di piano. Dall'altro un uso intelligente e creativo della chitarra, del basso e dei synth, che a volte prende un piglio lo-fi sui generis, a volte dark, a volte soul. Chiedendo perdono a Gianluca, azzardo un paragone: un Elton John in acido forse produrrebbe qualcosa di simile. Ma per accostare nomi più familiari al pubblico rock, potrei dire che questo disco ricorda i Brad od i Satchel di Shawn Smith. Troviamo in apertura il piglio lo-fi di "winter out in my summer", dove spiccano slabbrate ritmiche di basso e chitarra, contrappuntate da deliziosi cori in falsetto. Segue l'incedere danzereccio e soul di "fancy me", la delicatezza naif di "3.40 P.M", le voci filtrate di "cups of tea" o "you can keep it real". Più avanti stupisce l'intimismo della meravigliosa "a stone thrown", mentre le atmosfere effettate in delay di "I kiss your blood" potrebbero ricordare gli Everything but the girl. Volessimo ostinarci ad isolare qualche difetto in questo progetto, forse lo troveremmo nel desiderio di mettere molta carne al fuoco. Quattordici tracce per una lunghezza complessiva di quasi un'ora sono davvero molto; l'ascolto è così leggermente appesantito, e d’acchito i brani più lenti rischiano di suonare simili ("I built a house", "I sing goodbye), lasciando spiccare per contro gli episodi più mossi. Un ripetuto ascolto però non lascia dubbi: fra i dischi che ho recensito quest'anno, "Landescape" rimane il migliore. Mi stupisce la sua attitudine casalinga, mi colmano di invidia la bellezza e l'eleganza degli arrangiamenti, mi convincono finalmente i testi in inglese. Gianluca è riuscito a ricostruire un mondo sonoro complesso, ma di grazia immediata. Così questo disco, frutto degli sforzi di un'unica persona, ha tutte le qualità per piacere a molti.

Diretta nazionale aprile 2004 http://www.radio.rai.it/radio1/demo/zoom_evento.cfm?Q_EV_ID=93056&Q_TIP_ID=163

don't pull me down(g.plomitallo)

 

http://www.thesniperzine.tk/

From The Sniperzine.

E' evidentemente inutile cercare paragoni o catalogazioni per un lavoro cosí maturo ed originale come questo "LANDESCAPE" di "THE HUGE". In una delle pagine del booklet, incentrato sulla figura dell'artista, il quale ne ha curato in bello stile tutta la grafica, si legge:"this is a demo". In realtá i 14 brani proposti da "THE HUGE", che si presenta come una sorta di "one-man-band", visto che Gianluca Plomitallo ne é autore,esecutore e produttore, rappresentano un viaggio musicale ben piú profondo di una semplice esposizione di idee meramente dimostrative (come di solito é una demo). E' un mix molto personale e ben riuscito di generi, che rende l'ascolto piacevolissimo, ma allo stesso tempo difficile qualsiasi tentativo di parallelo con altri artisti...il che é senza dubbio un bene! Una mensione particolare va fatta per la voce, impeccabile ed espressiva come poche nel panorama nazionale ed internazionale. Bellisimi anche i testi,cantati in inglese, poetici e mai banali, capaci di emozionare e di trasportare l'ascoltatore in 14 piccoli sogni. In definitiva ci troviamo di fronte ad un' opera ben al di sopra della media, prima sognata e poi creata da un artista a tutto tondo, sicuramente pronto per il fatidico salto di qualitá. Senza dubbio alcuno il signor Gianluca Plomitallo merita a pieno diritto l'attenzione degli addetti ai lavori e l'opportunitá di poter diffondere la sua contagiosa passione. M.F.Job

 

Recensione dell'album: landescape | gruppo: the huge

E' da tanto che non mi capita di sedermi alla scrivania, con carta e matita. Purtroppo, però, ho da darvi una brutta notizia. Nonostante il grandissimo inpegno da parte di Gianluca; nonostante le grandi doti musicali del ventiseienne; nonostante il fatto che abbia fatto tutto da solo (voce, chitarra, basso, piano e batteria) a casa sua; nonostante i testi siano equiparabili a poesie (astratti ma forse pieni di emozioni); nonostante il booklet maestoso, curato nei minimi dettagli; nonostante il disco sia completamente autoprodotto, la musica che produce Gianluca (in arte "The Huge") con i quasi sessanta minuti di "Landescape" non rientra nei generi da noi trattati; probabilmente, affermando che ho ascoltato per intero il disco (con la speranza di sentire qualche elemento che attirasse la mia attenzione), non sbaglio con l'immaginare, per un attimo, George Michael e la sua candida vocina...

Quindi il mio non è una sorta di rifiuto, ma più un'incapacità di trattare un genere a noi praticamente ignoto e che per di più non è attinente al tema musicale del sito. Insomma mi sono spinto diverse volte al limite, recensendo dischi di bands pop, rock, new wave, elettronica, ecc. (magari anche in maniera pessima), ma questo, aimè, mettiamola così, non suona abbastanza alternativo.

Spero che in queste mie poche parole capiate la mia incompetenza e contemporaneamente la mia impossibilità (non posso mica sparare cose a caso...) nel recensire questo disco; se qualcuno fosse interessato a questo pop inglese si diriga immediatamente su http://www.thehuge.it/. Vi chiederete come mai allora ho inserito il profilo, le info album e il link del giovane artista? Forse addirittura penserete che non avrei dovuto neanche scrivere queste poche parole? Beh, forse si tratta solo di rispetto...

categoria: " aFIREinside recensione fatta da: macs